Tra vedere e non vedere

Intanto che si ragiona per la tregua, il cessate il fuoco o come diavolo lo vogliamo chiamare, e Hamas dice che sì, ci si può stare, Israele ancora non risponde ma, tra vedere e non vedere, ha già iniziato l’attacco contro Rafah. Un attacco così bello, così ben preparato, così atteso e pregustato: come si potrebbe rinunciare? Amo l’odore del napalm di prima mattina, diceva quello.

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Un Dio che è morto

Secondo il patriarca ortodosso Kiryll la guerra della Russia in Ucraina è una guerra giusta e Dio, naturalmente, sta dalla parte della Russia. Putin, devoto cristiano, è d’accordo con lui. Ma Zelensky, ortodosso anche lui, ieri ha affermato:

«Dio è vicino all’Ucraina e con un simile alleato la vita vincerà sulla morte. E noi crediamo che Dio abbia un gallone con la bandiera ucraina sulla spalla. Quindi, con un tale alleato, la vita sconfiggerà sicuramente la morte.»

In base all’ideologia sionista, la Palestina è la terra che Dio ha promesso agli Ebrei. Qualche tempo fa Benjamin Netanyahu ha detto: «La nostra sarà la vittoria del bene sul male.»

E per quanto riguarda il mondo islamico, ovviamente, «Allahu Akbar!»

Ma Dio non era morto?

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Stalker

Sono alcuni mesi, ormai, che il mio vicino Tullio non esce più sul terrazzino, diviso dal mio solo da una ringhiera e un tentativo di siepe. Ogni mattina una persiana della sua portafinestra viene aperta, e ogni pomeriggio richiusa, in maniera quasi furtiva. Ogni tanto vedo la ragazza che gli fa le pulizie uscire sul terrazzo per scuotere una tovaglia o stendere qualche capo di vestiario. L’ultima volta che le ho chiesto come stava il vecchio mi ha risposto:

«Oh, benino, lui è sempre lì a lamentarsi, ma mi creda, non è messo così male!»

Stamattina poi, mentre godevo di un raro momento di sole leggendo il giornale, ho visto un uomo che non conosco entrare e uscire diverse volte, scendere le scalette che portano al cortile, scomparire in quella che dev’essere la cantina del Tullio. Ha ripetuto l’operazione più volte, sempre in gran fretta, e senza mai portare qualcosa, né da casa alla cantina né dalla cantina a casa. Non ho osato interrompere la sua attività per chiedergli notizie del vicino. Ma perché non esco dal portone di casa e non vado a bussare al suo?

Il fatto è che le ultime volte che l’ho visto siamo stati protagonisti di un piccolo equivoco che tuttora mi blocca. Il fatto è che il caro vecchietto si era preso una cotta per me. Usciva sul terrazzino quando sentiva il rumore della mia portafinestra che si apriva, o della mia sdraio che veniva posizionata, o del tavolino di ferro che veniva urtato o mosso. Si affacciava, con il suo abbigliamento multistrato, e mi salutava con grande trasporto.

«Ma allora ci sei! Non ti avevo più vista! Credevo che fossi partita, che ti fossi trasferita!»

«Ma no, che dice, sono sempre qui…»

«Sono così felice di vederti! Lo sai, ti penso giorno e notte!»

«Via, Tullio, ma che dice?»

«È la verità! È il mio cuore che batte per te, e lo sai, al cuore non si comanda!»

«Così mi mette in imbarazzo», sbottai alla fine.

Da quel giorno non l’ho più visto. Forse sono stata brusca ingiustamente. Ma a che età esattamente si smette di essere uno stalker e si diventa un simpatico vecchietto rincoglionito? E quali parole e atteggiamenti possono essere considerate innocue sciocchezze e quali molestie?

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Ceppo

Tra oggi e domani si conclude l’edizione 2024 del Premio Ceppo, un importante premio letterario che si svolge a Pistoia, riservato un anno alla poesia e un anno ai racconti. Quest’anno tocca ai racconti e i tre finalisti sono Alessio Mosca, Giovanna Di Marco e Ezio Sinigaglia. Io, ça va sans dire, faccio il tifo per Sinigaglia e per la sua straordinaria raccolta L’amore al fiume (e altri amori corti). La premiazione sarà domani, questo pomeriggio invece in Palazzo comunale sette autori, i tre di cui sopra e poi i vincitori di altre declinazioni del Premio (Ragazzi, Opera prima, Internazionale più un premio speciale intitolato a Pistoia capitale del racconto) leggeranno ognuno un racconto ispirato a una delle sette opere di misericordia. Perché? Ma perché il Premio Ceppo prende nome dall’Ospedale del Ceppo, ormai ex ospedale (ora abbiamo il San Jacopo, appena fuori città), un edificio di grande valore artistico che sulla facciata vanta un bellissimo fregio della scuola di Andrea Della Robbia dedicato appunto alle opere di misericordia.

Dimenticavo di dire che tra i vincitori del Premio, oltre ai tre finalisti per il racconto e a Giulia Ogliarolo, vincitrice del Ceppo Opera prima, ci sono personaggi di scarsissima risonanza quali Nadia Terranova, Michele Mari, Mircea Cartarescu…

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Una grazia sconosciuta

Stamattina per Masticadores Italia parlo del libro Una grazia sconosciuta, di Giovanni Cocco. Si tratta di una biografia, molto interessante e godibile, del grande regista Jean Vigo

Una grazia sconosciuta, di Giovanni Cocco (Editoriale scientifica, 2024) Recensione di Marisa Salabelle

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Paul Auster

Stamattina, quando mi sono alzata, come sempre ho fatto il giro dei social e la prima notizia in cui mi sono imbattuta è stata la morte di Paul Auster. Io di Paul Auster non ho letto tutti i libri, ma la maggior parte sì. Me lo fece conoscere mio fratello Maurizio, che aveva antenne più sensibili delle mie nello scovare autori interessanti. «Assurdo», diceva in questi casi, e per lui “assurdo” era uno dei più grandi complimenti che potesse fare. E in effetti c’è dell’assurdo nei romanzi di Auster, specialmente in alcune delle sue opere, che poi sono le prime che ho letto, La musica del caso e il Leviatano. Sono passati tanti anni da allora, e ricordo poco di quei due romanzi spiazzanti, se non che nel primo c’era un’inquietante casa in mezzo al bosco, abitata da due strani soggetti, dove il protagonista si ritrovava per puro caso e nel secondo un bombarolo che andava in giro per gli Stati Uniti a piazzare bombe nelle riproduzioni della Statua della Libertà (pare che ce ne siano moltissime). Mi sono piaciuti i suoi libri su New York e Brooklyn, mi è piaciuto 4321 che ha irritato e spazientito più di un lettore, con le sue quattro vite parallele del protagonista, vite che si differenziano l’una dall’altra per una serie di sliding doors. Libro che, oltre ad essere estremamente corposo, poteva sembrare una furbata, ma che io ho letto, come un po’ tutte le opere di Auster, come una riflessione su quanto il caso influisca sulla nostra vita. Non più di un mese fa ho letto l’ultimo suo romanzo, Baumgartner, che narra le vicende di un anziano rimasto solo, alle prese con la vita di tutti i giorni che si fa sempre più complicata, tra smemoratezza, gesti maldestri e cadute accidentali, e con la nostalgia della moglie morta e della vita trascorsa.

Paul Auster non era vecchio, aveva 77 anni, solo otto in più di me, era malato da tempo di cancro ai polmoni. Se n’è andato, ma ci ha lasciato tanti bei libri da leggere e rileggere (e anche qualche film).

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A mia insaputa

Mi perdoni, Vostro Onore, non volevo, non era mia intenzione. La mano, per così dire, ha agito contro la mia volontà. Quel profumo sembrava chiamarmi… la mano l’ha preso, svelta l’ha infilato in tasca, io non me ne sono nemmeno accorto, lo giuro, è successo, e quando l’agente della sicurezza mi ha fermato, Dio che umiliazione, il profumo era lì, nella tasca della mia giacca. L’avrei pagato, giuro che l’avrei pagato, ero solo un po’ distratto, ma che dice Vostro Onore, non sarebbe la prima volta? Sono sempre stato un uomo onesto, Dio mi è testimone, quella serie di profumi di marca sul mio comò, a casa, sono tutti regolarmente acquistati, e anche le bottiglie di whisky, le scatole di cioccolatini, le stecche giganti di Toblerone, come può dubitare di me, della mia onestà, se per tutta la vita sono stato uno specchiato cittadino… Vostro onore, le manette, le giuro, non sono necessarie, e chi è quell’uomo col camice da infermiere che mi viene incontro con una grossa siringa piena di un liquido sospetto?

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Detta Giorgia

Dunque pare che Giorgia Meloni si iscriverà nelle liste elettorali come “Meloni Giorgia detta Giorgia”, in modo che i suoi fan adoranti possano votarla semplicemente scrivendo “Giorgia” sulla scheda. Che furbata, eh? Ma io penso che la ragazza sia in realtà troppo modesta. Già che c’era, perché non scrivere “Meloni Giorgia detta Salvezza della Patria”, “Meloni Giorgia detta Meraviglia del genere umano”, “Meloni Giorgia detta La Madonna”?

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Elareneg led atsivretni’L

Nella sfida a chi è più di destra, Salvini batte Meloni e la candidatura esibita con orgoglio del generale Vannacci ne è la prova. Oltre ad aver elargito le sue perle di saggezza in ben due irbil, ovvero libri al contrario, ha rilasciato recentemente un’illuminante intervista al quotidiano La Stampa. Incalzato dalle domande, ha dichiarato che Mussolini è uno statista, proprio come Cavour e Stalin, cioè uno che sta a capo di uno Stato, lo dice la parola, semplice, lapalissiano. Se poi sia stato un buon o cattivo statista, ognuno lo deciderà da sé, perché il generale non lo dice. Dice però di non credere nella società multiculturale, perché contraddice l’idea di Patria. Peccato per lui che la nostra società sia già multiculturale, senza aver chiesto il permesso a lui, e lo siano del resto tutte le società conosciute, del presente e del passato, e non ci sia niente da fare, al riguardo. Anche l’Unione europea, per dire, che cos’è se non multiculturale? E infatti secondo Vannacci non ha ancora costruito una sua identità, e dire che non sarebbe difficile: basterebbe scegliere un animale e metterlo sulla bandiera, al posto delle insulse stelline gialle. «La Russia ha l’orso, gli Usa l’aquila. E l’Europa?», si chiede sgomento. Voglio sperare che il prossimo Parlamento europeo, nel quale anche lui sarà presente, si impegni al fine di risolvere questo grave problema.

Ma le sue parole più toccanti Vannacci le dedica ai bambini e ai ragazzi, la cui educazione gli sta molto a cuore. Innanzitutto la scuola deve smetterla di mettere i ragazzi in classi per età, anziché per merito. «Credo che delle classi con “caratteristiche separate” aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo, e anche quelli con più difficoltà verrebbero aiutati in modo peculiare»: classi per ragazzi eccellenti, classi per mediocri, classi per disabili, molto efficiente, no? In Italia le classi differenziali le avevamo abolite, ma siamo sempre in tempo a ripristinarle. La scuola deve essere dura e selettiva, per abituare i ragazzi alla durezza della vita, e se quando saranno un po’ più grandicelli si metteranno nelle condizioni di essere manganellati, ebbene, che lo siano.

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Partire è un po’ morire

Telefono a un’amica che non vedo da qualche settimana.

«Ciao, come va?»

«Tutto bene, grazie!»

«È un po’ che non ci vediamo e mi chiedevo… vi va di venire a cena da noi, stasera?»

«Mi dispiace, non possiamo. Stiamo andando a salutare mia cognata, che sta per partire!»

«Ah, che bello, e dove va?»

«No, no, non va in nessun posto. Parte… in senso definitivo, capisci?»

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